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16 Gennaio 2011

'Santa Maria dei Battuti', parole e palcoscenico raccontano lotte di libertà

Sono quelli della tela di Bosh, i matti che a volte insegnano la vita.

Tra il 1490 e il 1500, come racconta Michel Foucault, i folli si mescolavano ai savi. La gente riteneva che in qualche modo un dio burlone si servisse delle loro parole per comunicare i suoi desideri.

E così i pazzi se ne andavano in giro liberi, da una valle all'altra.

Da un villaggio all'altro. Talvolta, quando forse cominciavano a dar fastidio anche ai più pii, venivano caricati su delle navi azzurre, le navi dei folli, che veleggiavano liberamente lungo le coste. Ma il loro viaggio non si è interrotto con 'La nave dei folli', l'opera satirica in dialetto alsaziano, pubblicata nel 1494 a Basilea dal teologo tedesco Sebastian Brant. Anche il teatro si è occupato della 'libertà dei malati di mente, come dimostrano Maricla Boggio e Franco Cuomo in Santa Maria dei Battuti, libro appena pubblicato nella collana inediti della società italiana autori drammatici (ed. Bulzoni, pp. 170, volume + dvd euro 20).

Il 'rapporto sull'istituzione psichiatrica e sua negazione', come si legge nel sottotitolo dell'opera scritta e rappresentata nel 1968, è un racconto attraverso 15 misteri della rivoluzione che Franco Basaglia intraprende a Gorizia fin dai primi anni Sessanta del Novecento, fino a giungere alla legge 180, che mette finalmente i lucchetti ai manicomi. In queste pagine di Boggio e Cuomo, la prima docente di scrittura scenica all'Accademia nazionale d'arte drammatica 'Silvio D'Amico', il secondo scrittore e autore di testi teatrali scomparso nel 2007, scorrono vicende simboliche e azioni che rimandano ad altri significati. Lungo la tavola dell'azione parla una posizione scientifica che si fa strada tra i silenzi e le urla, toglie la camicie di forza per fare spazio a un pensiero di vita che abita tra quei malati persi a guardare un muro bianco in corridoi infiniti.

Come scrive Luigi Lombardi Satriani nella sua prefazione che porta il lettore a varcare la soglia 'dal pregiudizio alla volontà dell'impossibile', qui "pazzi e poeti urlano il loro dolore e l'accusa ai detentori del potere, responsabili di aver 'strangolato il cielo nei vostri lacci di contenzione'.

E' un preciso atto di accusa che nasce da queste pagine ché, come ci ricorda il Coro, 'la vostra oscena civiltà terapeutica non ammette i santi, non ammette i poeti". Chiusi dentro le mura di un manicomio sono finiti con storie diverse Artaud e Ezra Pound, ma "anche Francesco d'Assisi, pazzo di dio, lo mettereste in contenzione".

In ogni società si vive e ci si ammala, si diventa vecchi e si è sempre soli. Ma il teatro di vita di Boggio e Cuomo è una nicchia vuota, uno spazio dove abita la lezione di cercare ciò che non si vede. Più a fondo alle cose, senza 'ricette' di comodità e gabbie per concetti e carni in rivolta con il tempo. Ecco perché 'Santa Maria dei Battuti' è una lotta al pregiudizio. Un invito a 'non rinviare il problema di fondo', come dice il 'Banditore' in una scena del libro-spettacolo. Occorre trasgredire, guardare oltre: "Il malato di mente viene così schiacciato perché è l'unico a uscire totalmente dalle regole del gioco". Quando si accatastano i materiali, quando la ragione si fa spazio, "tutti smontano le grate" e intorno alla piramide, a lavoro ultimato, si ammassano fascine.

A più di quarant'anni dalla stesura-rappresentazione, questo inchiostro che ha calcato il palcoscenico terremotando convenzioni e luoghi comuni calcificati dall'abitudine, racchiude una considerazione attuale: "Nella società del benessere o si sta bene o si è fuori. Ma chi è fuori non può manifestarsi brutalmente per ciò che è, egli deve essere escluso, catalogato attraverso le ideologie ufficiali che definiranno di volta in volta il suo stato come vizio, malattia, razza, colpa". Di contro al pregiudizio sempre in agguato sta la libertà di chi lotta per essere considerato una persona e non un numero su una cartella di internati. Da che mondo e mondo santi e rivoluzionari hanno sempre vissuto la loro avversione per il mondo che hanno trovato e che hanno voluto a loro modo cambiare, anche con le unghie e i denti. Il lenzuolo-strozzina prima o poi verrà strappato. Il poeta sarà liberato, Maria stenderà le sue mani nell'acqua bollente e niente sarà più come prima. Questa denuncia ai 'padiglioni gabbia', alla logica della negazione e all'ignoranza dei 'megaprofessori', è ancora lotta dei nostri giorni. E qui, lo dice esplicitamente il testo, il sipario non cala fino a quando il pubblico da solo non dà segno di aver capito che l'azione è finita. In fondo alle pagine del libro sembra di rivedere ilMaestro Franco Cuomo che accenna un sorriso, richiamandoci all'umanità dei suoi Templari di sempre,gli uomini liberi che lottano per un ideale che scalda il cuore.